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Negli ultimi tempi molti nuovi clienti provengono dai settori “protetti” in Europa dai dazi istituiti dalla Comunità Europea per limitare l’ingresso di prodotti soprattutto cinesi a miglior prezzo, all’inizio arrivavano cose di bassa tecnologia, poi la situazione è migliorata (per la Cina) e peggiorata per l’Europa, esattamente come 50 anni fa i prodotti giapponesi invadevano le nostre case.

Lo scopo della globalizzazione dei mercati doveva essere far arrivare a chiunque il prodotto voluto al miglior prezzo, questo concetto si chiamava “libero mercato”, ma ora non è più una bella parola, non è più un concetto amato , non è più un sogno europeo.

Mentre l’Europa discute, crea normative a tavolino, difficili poi da applicare nella realtà, pone nuovi obbiettivi irraggiungibili, la Cina ha spinto la propria innovazione tecnologica al massimo, prima per migliorare e meglio gestire i servizi all’interno del proprio enorme paese e poi per passare da paese agricolo-manifatturiero ad uno avanzato.
Forte di una alta scolarizzazione, ha promosso ed inserito le nuove generazioni nel tessuto economico, anche esagerando ammetto, perché molti laureati hanno forte concorrenza nel trovare un posto di lavoro (l’Italia sarebbe felice di avere un problema del genere), ma giovani laureati con Master e più titoli, sono entrati nel settore privato, ma anche nel settore pubblico amministrativo.

E’ verissimo quello che dicono molti produttori europei, che nei paesi esteri, che non hanno le complicate regole europee per qualsiasi cosa, la vita ed il lavoro è più semplice, i costi più bassi ed il livello di competizione più alto.

La situazione colpisce in particolare le aziende medio piccole, perché non abbastanza grandi per avere le capacità tecnico-legale per aggirare i dazi europei e quindi costrette a subire i vari dazi con effetto sul loro lavoro.

Le aziende più grandi trovano sempre il modo per aggirare le leggi e non perdere il vantaggio del prezzo, sfruttando la protezione dai dazi, mentre le aziende medio-piccole devono trovare nuove fonti di approvvigionamento più dirette con l’Asia (in questo interveniamo noi).

Nel lungo termine, le grandi aziende diventano sempre più grandi e le medio-piccole alla fine chiudono, nonostante i rappresentanti politici e amministrativi dicano che piccolo è bello e che bisogna proteggere gli artigiani, come hanno fatto per i negozi di quartiere…

Noi europei discutiamo, facciamo convegni, regolarizziamo mentre in Asia migliorano l’efficienza, sfruttano al meglio la tecnologia (che non hanno inventato loro) e riducono i costi di produzione.

Non c’è qualcosa di sbagliato ?

DM